To: Parlamento Italiano
Fondazione Marconi a rischio chiusura
Marco Tavasani
Il resto del Carlino 6/10/2007
Il Dpef del ministero dell'Economia la classifica come «ente inutile» La Fondazione Marconi è un «ente inutile» da sopprimere? Nel documento di programmazione finanziaria del governo (Dpef) l'articolo 82 prevede azioni da attuare per migliorare l'efficienza degli enti statali, sopprimendoli, riordinandoli o privatizzandoli. Sotto la spada di Damocle dei 17 enti inutili c'è anche la Fondazione Marconi (istituita nel 1938), vigilata dal ministero dei Beni culturali e il cui statuto è un mix tra pubblico e privato. Nella sede della Fondazione, a Villa Griffone di Pontecchio, lavorano circa trenta persone, in maggioranza giovanissimi ricercatori. All'ente vengono concessi contributi statali solo a seguito di bandi ministeriali (circa il 20% del budget), e la maggior parte delle risorse proviene da commesse, collaborazioni scientifiche e sponsor.
«Già con la definizione di 'ente inutile' — spiega il presidente della Fondazione, Gabriele Falciasecca, docente di Telecomunicazioni all'Alma Mater — abbiamo avuto un rilevante danno d'immagine proprio mentre stavamo coordinando con i ministeri competenti le iniziative per il centenario dell'assegnazione del Nobel per la fisica a Guglielmo Marconi, nel 1909». Falciasecca è molto amareggiato e non nasconde la sua preoccupazione.
«Mi auguro che per la Fondazione l'obiettivo sia più quello di un riordino dello statuto piuttosto che di una vera e propria soppressione, ben difficile da attuare in pratica, al di là del danno che ne deriverebbe al Paese. Non dimentichiamo — continua — che attraverso le ricerche condotte negli anni dalla Fondazione sono giunti grandi contributi scientifici per la messa a punto di sistemi come il Gsm, l'Umts, il Gps e il Telepass. Inoltre siamo riconosciuti a livello mondiale per l'eccellenza della ricerca sulla storia delle telecomunicazioni, e non solo per la figura e le opere di Guglielmo Marconi». Adesso cosa succederà? «Mi auguro —auspica Falciasecca — che nelle discussioni parlamentari sulla Finanziaria si riconosca l'inopportunità da parte dello Stato di 'sfilarsi' dalla Fondazione, o almeno che si chiarisca in modo non ambiguo quali provvedimenti il governo intende prendere. Il vice premier Francesco Rutelli ha dato in tal senso assicurazioni due sere fa a 'Porta a Porta', e mi risulta che lo staff del ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, e il senatore Walter Vitali si stiano impegnando in tal senso. Diversamente saremmo di fronte a un grave affronto alla storia: la Fondazione opera in nome dell'uomo che ha cambiato il mondo con le sue invenzioni. Inoltre si priverebbe il Paese di un punto di riferimento per la ricerca e l'incontro di questa con il mondo delle imprese».
Fondazione Marconi a rischio chiusura
Marco Tavasani
Il resto del Carlino 6/10/2007
Il Dpef del ministero dell'Economia la classifica come «ente inutile» La Fondazione Marconi è un «ente inutile» da sopprimere? Nel documento di programmazione finanziaria del governo (Dpef) l'articolo 82 prevede azioni da attuare per migliorare l'efficienza degli enti statali, sopprimendoli, riordinandoli o privatizzandoli. Sotto la spada di Damocle dei 17 enti inutili c'è anche la Fondazione Marconi (istituita nel 1938), vigilata dal ministero dei Beni culturali e il cui statuto è un mix tra pubblico e privato. Nella sede della Fondazione, a Villa Griffone di Pontecchio, lavorano circa trenta persone, in maggioranza giovanissimi ricercatori. All'ente vengono concessi contributi statali solo a seguito di bandi ministeriali (circa il 20% del budget), e la maggior parte delle risorse proviene da commesse, collaborazioni scientifiche e sponsor.
«Già con la definizione di 'ente inutile' — spiega il presidente della Fondazione, Gabriele Falciasecca, docente di Telecomunicazioni all'Alma Mater — abbiamo avuto un rilevante danno d'immagine proprio mentre stavamo coordinando con i ministeri competenti le iniziative per il centenario dell'assegnazione del Nobel per la fisica a Guglielmo Marconi, nel 1909». Falciasecca è molto amareggiato e non nasconde la sua preoccupazione.
«Mi auguro che per la Fondazione l'obiettivo sia più quello di un riordino dello statuto piuttosto che di una vera e propria soppressione, ben difficile da attuare in pratica, al di là del danno che ne deriverebbe al Paese. Non dimentichiamo — continua — che attraverso le ricerche condotte negli anni dalla Fondazione sono giunti grandi contributi scientifici per la messa a punto di sistemi come il Gsm, l'Umts, il Gps e il Telepass. Inoltre siamo riconosciuti a livello mondiale per l'eccellenza della ricerca sulla storia delle telecomunicazioni, e non solo per la figura e le opere di Guglielmo Marconi». Adesso cosa succederà? «Mi auguro —auspica Falciasecca — che nelle discussioni parlamentari sulla Finanziaria si riconosca l'inopportunità da parte dello Stato di 'sfilarsi' dalla Fondazione, o almeno che si chiarisca in modo non ambiguo quali provvedimenti il governo intende prendere. Il vice premier Francesco Rutelli ha dato in tal senso assicurazioni due sere fa a 'Porta a Porta', e mi risulta che lo staff del ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, e il senatore Walter Vitali si stiano impegnando in tal senso. Diversamente saremmo di fronte a un grave affronto alla storia: la Fondazione opera in nome dell'uomo che ha cambiato il mondo con le sue invenzioni. Inoltre si priverebbe il Paese di un punto di riferimento per la ricerca e l'incontro di questa con il mondo delle imprese».
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