Tuesday, December 16, 2008

Sonsorol island: la storia 4/4

La mattina inizia col breakfast e gustiamo il famoso sciroppo di Tuba sopra a frittelle molto simile a morbide piadine, il caffè non è espresso ma poco importa oggi è una giornata speciale: è domenica  c'è la messa e poi abbiamo in programma di riunire tutti gli abitanti dell'isola sotto il nostro striscione per una foto ricordo. Il richiamo alla funzione è opera di un vecchio martello, che mi viene mostrato con orgoglio dal piccolo fedele accompagnatore, sulla campana della chiesa, la Santa Maria Pillar Iglesia. Per l'occasione tutti i bambini sfoggiano camicie coloratissime e vestitini vezzosissimi e seguono la messa con un rispetto da noi ormai dimenticato, non c'è il prete  alcune donne si avvicendano al leggio e si prega leggendo brani dalla Bibbia, ma la parte più emozionante è quando vengono cantate odi in sonsorolese con Melanie, la maestra, che suona la chitarra.   I bambini inorgogliti dal fatto di essere ripresi dalla telecamera cantano a voce alta, i vecchi approvano sorridendo, i piccolissimi guardano stupiti ma intanto entra nella loro quotidianità quella musica, le parole, la devozione. Sopra all'altare, ricco di fiori freschi, la statua della Madonna e due quadri con immagini sacre, il tetto in lamiera e nessun vetro alle aperture rettangolari che fungono da finestre. L'umidità costringe quasi tutti ad usare i fogli con le parole della messa come un ventaglio. A funzione iniziata arriva anche John che prima di entrare si raccoglie i lunghi capelli in una crocchia alla nuca e per un attimo abbandona la bandana ed il suo aspetto da pirata. Un'ora dopo torniamo sotto il sole ma almeno l'umidità è calata a livelli accettabili. Come promesso riusciamo a radunare quasi tutti per una foto di gruppo. La nostra visita è servita anche come censimento della popolazione. Il numero è sempre molto variabile in quanto è frequente che qualcuno lasci l'isola per motivi di studio o lavoro ed altri tornino in una delicato equilibrio di mantenimento della presenza umana. I ragazzi, al termine della scuola locale, verso i 13 anni, vanno nella capitale Koror per seguire le scuole secondarie, difficilmente torneranno sull'isola natia dopo i richiami e le promesse della grande città, ma i sogni dei bambini qui sono modesti, chi vuol fare il meccanico e chi il carpentiere. Con un piccolo e quindi non traumatico per l’isola sviluppo del turismo forse potrebbero trovare un’ occupazione che consenta loro di restare su Sonsorol e quindi non mantenere viva cultura, razza e tradizioni che altrimenti corrono il rischio di estinguersi a breve. Un turismo ecologico, non di massa, fuori dalle rotte comuni e immune dalle ostentate comodità che spesso nulla hanno a che vedere con l'originalità del luogo. Il pranzo domenicale è una festa: per noi è l'ultimo giorno ed al tavolo, con noi, siedono i maschi adulti. Si dividono i coconut crabs, preda notturna di John, si beve la birra ed il vino che abbiamo portato da Palau, riso su tutto, e poi ancora pesce, tre qualità diverse, impossibile non finire tutto, in un clima di amicizia che dopo nemmeno tre giorni ci ha avvicinato a questa gente in modo quasi fraterno. Anche in quest'occasione le donne mantengono il loro atteggiamento servizievole, restando accanto ma non intervenendo nel pranzo e nemmeno nei discorsi. Non posso fare a meno di ammirare i bambini dagli occhi scurissimi, il volto polinesiano ed i denti bianchissimi sempre pronti a sorridere non appena si sentono osservati. Noi siamo tre italiani ed un inglese, al pranzo si è aggiunto anche Bernard un neozelandese valido aiuto al capitano durante la traversata. Marco e Chase si sono impadroniti della mia fotocamera e videocamera e riprendono il pranzo: sembrano decisamente avvezzi all'uso dell'attrezzatura elettronica, forse difettano nell'inquadratura e nella messa a fuoco ma sono felici di sentirsi fotografi e registi per qualche minuto. So che tra poche ore dovremo salpare, voglio perdermi ancora un attimo in una lunga passeggiata sulla spiaggia, al largo la barca che ci riporterà a Koror, raccolgo un pò di sabbia, come mia abitudine, sarà un ricordo dell'isola a portata di sguardo quando sarò a casa, il cielo si copre lentamente di nuvole di nuovo la pioggia in arrivo. Torno alla casetta, i compagni di viaggio hanno già smontato tutto, i ragazzi come sempre mi aiutano con l'antenna e poi sistemo tutte le mie cose nelle valigie. Lasciamo lo striscione a ricordo della nostra breve permanenza firmandolo a futura memoria. Regalo a tutti i bimbi gli spiccioli di euro che mi ritrovo dall'Italia e ai due affezionati amichetti un cappellino e la maglia della nazionale italiana che avevo comprato proprio per tale evenienza. Riportiamo tutto il bagaglio sulla barca con John che, ovviamente, dirige tutte le operazioni. La piccola Aida, splendida bimba che è rimasta nel cuore di tutti noi, mi porta una conchiglia con la scritta Sonsorol Island, ha le lacrime agli occhi nel vederci partire ma anche noi siamo commossi, c'è giusto il tempo per un'ultima nuotata con maschera e pinne in compagnia dei ragazzi che conoscono a memoria la corrente del reef. Piove: il cielo grigio impedisce al sole di illuminare il corallo, è ora di andare. Un ultimo saluto prima di alzare la vela e lasciare che il vento umido che soffia fra Sonsorol e Fana la gonfi, lontani sulla spiaggia i più affezionati sono ancora intenti a salutarci. In pochi minuti il buio confonde cielo e mare e l'isola sparisce alla nostra vista, affrontiamo il mare mosso ed il percorso sarà tutto contro vento. Impiegheremo oltre 60 ore di viaggio per arrivare a Koror in ritardo sui tempi previsti perdendo l'aereo del ritorno. Saremo costretti a passare per Guam e fermarci due notti a Manila. Meno di tre giorni sull'isola a fronte di un viaggio di dieci giorni, con costi altissimi per il noleggio della barca ma per noi era necessario quel periodo e quella tempistica, per chi invece vuole provare un'avventura indimenticabile c'è un mezzo di trasporto economicissimo, la nave del governo: non ha cadenze regolari, ma costa circa 20 dollari per il viaggio di andata e ritorno. Nel suo giro di rifornimento tocca tutte le South West islands, quindi ci sarebbe la possibilità di visitare anche le altre isole del gruppo. Un simile viaggio richiede tempo per la preparazione e bisogna sempre ricordare che i loro ritmi di vita non sono assolutamente paragonabili ai nostri, per cui se la nave non dovesse partire nel giorno stabilito pazienza, non deve essere un dramma, prima o poi partirà. Sono sufficienti due giorni per abituarsi a non contare più le ore. Con la Governatrice Laura Ierago abbiamo pensato di creare un sito web dove ci saranno tutte le informazioni per come raggiungere l'isola e tutto ciò che finora non si è reperito sulla rete circa Sonsorol, un'isola per quegli ultimi avventurieri e sognatori che cercano ancora la vacanza della vita. (continua)

2 comments:

Anonymous said...

racconto affascinante. Grazie.
P.S.: la musica in sottofondo di chi è ?
Helga

i121171/IZ1CRR said...

nemmeno sapevo ci fosse la musica. Dev'essere lo slide di P29NI, non era mia volontà mettere musica. Dev'essere http://www.myspace.com/ladyantebellum