Sunday, December 14, 2008

Sonsorol island: la storia 2/4

Il nostro arrivo sull'isola desta la curiosità di tutti gli abitanti: 34 in tutto! Una opportuna lettera di presentazione della Governatrice per Melanie, la maestra del villaggio, ci apre le porte alla loro cordialissima ospitalità che ovviamente inizia con l'offerta del trasparente e dolcissimo liquido di cocco aperto per l'occasione e i bambini residenti sull’isola sono al settimo cielo: oggi la maestra, visto l’evento assolutamente straordinario, ha proclamato un giorno di vacanza! Così ci ritroviamo circondati da questi bellissimi ed intraprendenti ragazzini che si offrono di aiutarci nell'installare le antenne mentre uno dei più esperti sale su una palma per legare uno dei cavi necessari per la trasmissione radio. La nostra sistemazione è una deliziosa casetta costruita di recente di pochi metri quadri nei quali sono ricavate tre stanze, senza alcun arredamento. Sistemato il generatore di corrente (sull'isola ci sono pannelli solari per le necessità elettriche ma non sarebbero stati in grado di sopportare il nostro fabbisogno) spunta da chissà dove un frigorifero che risulterà poi utilissimo per tenere fresche tutte le bevande. Finalmente è il momento da noi appassionati di radio tanto atteso: iniziamo a collegare radioamatori di tutto il mondo, i più curiosi ovviamente rimangono a guardarci stupiti mentre i bambini riprendono i loro giochi di sempre e le donne sono impegnate nella preparazione del cibo. In quest’angolo di mondo i ruoli sono ben definiti: gli uomini si occupano della manutenzione dell'isola, strade, vegetazione, costruzione e riparazione delle abitazioni, alcuni di essi hanno incarichi governativi che garantiscono uno stipendio e sempre a loro è demandato il compito di pescare o cacciare portando con sé i ragazzi affinché imparino ciò che viene  tramandato di generazione in generazione. Le donne invece fin da giovanissime si dedicano ai bambini, alla casa, alla cucina. In un'isola dove non il denaro non viene utilizzato e dove il cibo viene diviso fra tutti i nuclei famigliari, la serenità e i sorrisi dolcissimi dei bambini ti trascinano immediatamente in un'atmosfera di pace da noi sconosciuta. Carla si occupa della stazione radio, quella ufficiale dell’isola, che serve per mantenere i contatti con la capitale  e dell'infermeria. Le medicine sono poche ma per fortuna le malattie rare, gli unici casi di una certa urgenza nel recente passato sono stati un'appendicite ed alcune febbri infantili. Il problema è che la capitale si può chiamare solo a certe ore del giorno e prima che la barca del governo arrivi passano diverse ore, mentre a volte anche un ritardo di qualche ora può essere preoccupante. Marco e Chase mi fanno vedere la scuola, il loro inglese è ottimo, il loro orgoglio nel mostrarmi un vecchio microscopio ed una macchina da scrivere è commovente, non si può dire che regni l'ordine ma un cartello al muro elenca le regole di comportamento: non disturbare, non chiacchierare, alzare la mano, ecc., la biblioteca adiacente alla stazione radio è rifornita di periodici e romanzi molti dei quali ingialliti dal tempo e dall'umidità  forse anche dall'uso visto che sull’isola non c'è la televisione ma solo un videoregistratore con cassette di film ormai visti e stravisti. C'è una strada principale, che porta alla scuola e alla chiesa, illuminata con i lampioni alimentati dai pannelli solari, ai margini della quale si notano ancora i binari su cui correvano i vagoncini della miniera di fosfato ormai in disuso. Ma l'isola conserva ancora le tracce della guerra e del passaggio dei giapponesi, con bunker in posizioni strategiche e qualche residuato bellico. (continua)

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