E' John, il capo carismatico del villaggio, con una bandana da pirata in testa ed un coltellaccio in mano, che ci accompagna a fare il giro dell'isola per la strada acciottolata che corre nel fresco della giungla, dove la vegetazione cresce rigogliosa grazie alle frequenti ed improvvise, quanto brevissime, piogge equatoriali; ad un certo punto della nostra gita John sparisce per un attimo e ritorna con un coconut crab, un granchio dalle notevoli dimensioni e dal ventre azzurro, vengono così chiamati per la loro abitudine notturna di salire sulle palme da cocco, che costituisce un cibo prelibatissimo. Sull'isola di Fana distante solo quindici minuti di barca da Sonsorol e completamente disabitata, questi granchi crescono numerosi ed indisturbati. Proseguendo nella giungla scorgiamo sulle più alte cime degli alberi dei pipistrelli per nulla addormentati che al nostro passaggio si levano in volo mostrando un'apertura alare impressionante poi il nostro giro continua sulla parte esterna camminando sulla sabbia fine e sul corallo che affiora. Per John è facilissimo notare i pesci che nuotano a pochi metri dalla riva e con un'espertissima manovra allarga una rete dai pesantissimi piombi catturandone due, che gusteremo a cena. Arenata sulle pietre un’ imbarcazione della polizia giapponese che in tempi più gloriosi pattugliava le coste per prevenire l'immigrazione clandestina dalle filippine. Rientriamo nella giungla per proteggerci dal sole caldissimo e passiamo accanto ad una ipotetica pista di atterraggio per aerei per fortuna in disuso a protezione dell'ambiente dell'isola. Non oso immaginare il danno ecologico che potrebbero fare aerei turistici che sorvolano quotidianamente quella lussureggiante vegetazione. Emozionante ed un po’ insolita la visita al cimitero dell'isola, le tombe infatti sono tutte delimitate da una cornice di bottiglie conficcate nel terreno dal quale spuntano solo per il fondo, su una vicina mangrovia un vecchio orsacchiotto sembra dimenticato da un bambino o forse è l'ultimo compagno per un piccolo defunto. Al rientro, dopo quasi due ore di camminata, una fresca doccia è l'ideale per togliersi la calura e lavare gli indumenti dietro la biblioteca infatti c'è una grande vasca coperta, che viene riempita dall’ acqua piovana, alcune lamiere assicurano una giusta privacy mentre un secchio d'acqua per riempire la bacinella ed una latta per sciacquarsi sono l’idromassaggio dell’isola! Vi sembrerà incredibile ma la sensazione è splendida, ci si sente veramente ritemprati e puliti come nessuna doccia di casa nostra potrà mai fare. Continueranno i ragazzi nel compito di guida dell'isola e ci faranno girare in mezzo alle case, quelle più vecchie ancora sollevate da terra come palafitte, col tetto in fronde di cocco. La vita sembra svolgersi prevalentemente fuori dalle pareti domestiche, il caos regna sovrano sopra le tavole e le panche, la casa diventa solo un rifugio per la notte e per le intemperie. I più fortunati hanno delle moderne biciclette anche se le distanze sono contenute e servono più come passatempo che come mezzo di trasporto per necessità. Nonostante le raccomandazioni materne, i ragazzi sono abituati dalla nascita a camminare e correre a piedi nudi e dimenticano appositamente le ciabatte che col tempo vengono immancabilmente perdute. Sulla spiaggia la sabbia è chiarissima in superficie e rossiccia in profondità. I giochi della marea e della luce solare cambiano le tonalità nel contrasto col cielo reso affascinante dalle nuvole. In lontananza si scorge un grumo nero che si solleva dal mare, una forte precipitazione sulle Filippine. Una ventina di minuti dopo, preceduto dalla brezza marina, arriva un violento scroscio di pioggia. Uno dei nostri piccoli curiosi si rifugia nella nostra casetta dall'uscio sempre aperto, ci guarda masticando una caramella, gocciolante di pioggia e ci sorride, poco dopo il sole asciugherà la sua pelle abbronzata. Prima che scenda l'oscurità è l'ora della cena, siamo ospiti nel villaggio a tutti gli effetti, il tavolo è solo per noi, le donne si prodigano per offrirci le prelibatezze appena cucinate: polpa di tonno, i pesci pescati da John nel nostro giro pomeridiano, zucca, papaya l’immancabile riso che accompagna tutto, loro ceneranno solo quando noi abbandoniamo quell'improvvisato ristorante ringraziando grati per quella gentilezza che mai ci saremmo aspettati. Con la sera si spegne lentamente la vita nel villaggio, i bambini ritornano nelle loro case e John rimane con noi a chiacchierare con un inglese inaspettato per un simile personaggio. Mastica sempre qualcosa che gli colora tutti i denti di rosso, ha un senso dell'ironia che ci coglie impreparati e la birra non fa che accrescere la sua voglia di chiacchierare, ha con sé il solito coltellaccio ed una torcia, nella notte andrà nella giungla per catturare un paio di coconut crabs che saranno il pranzo domenicale per gli ospiti. Lui è incaricato dal Governo della manutenzione alle palme, di vitale importanza per l'economia locale, infatti i frutti ed i granchi costituiscono un valido introito quando vengono venduti al mercato della capitale ma non solo: dal cocco viene ricavato anche un succo chiamato Tuba che opportunamente preparato costituisce un dolcissimo sciroppo o un liquore se distillato. Quasi tutti i ragazzini del villaggio curano la propria personale palma ed al mattino, prima di recarsi a scuola, si devono arrampicare su di essa, per raccogliere il liquido sgorgato nella notte, sostituendo la bottiglia. John lavora quattro ore al giorno al mattino e ciò che guadagna gli viene accreditato in una banca di Koror, quando gli occorre qualcosa comunica ad un parente la lista delle necessità che gli verranno poi inviate con la prima nave governativa di passaggio. Non si è mai sposato, dice che così facendo ha la libertà di fare ciò che gli pare, senza quei vincoli che gli limiterebbero la sua natura ribelle; gli ho mostrato una fotografia dell’isola scattata trent'anni prima e trovata su Internet chiedendogli di riconoscere il posto per poi vedere com'era cambiato nel corso dei decenni, non ha avuto nemmeno un attimo di esitazione, nonostante la casa raffigurata fosse da tempo sparita, conosce le palme a memoria e la loro disposizione, i segni su di esse sono per lui come uno stradario. Temevamo l'assalto delle zanzare notturne e ci eravamo preparati con sottilissime reti sopra i materassi stesi a terra. Nulla di tutto ciò, solo poche punture alle gambe per aver tenuto acceso le luci tutta la notte continuando a trasmettere in turni ininterrotti. Nella notte un altro violento ma breve acquazzone. (continua)
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